„Va dove ti porta il cuore“ è un romanzo di grande successo del 1994 di Susanna Tamaro ed è l‘equivalente letterario del „fa ciò che ti dice il cuore e tutto andrà bene“ dei film holliwoodiani. Trasportato all‘esperienza musicale questo approccio significa: mettiti comodo, non pensare e goditi la musica. Bisognerebbe però chiedersi, in che misura un tale approccio possa portare l‘ascoltatore a godere veramente e profondamente della musica.
Gran parte delle esperienze quotidiane necessitano di una conoscenza comune tra le persone coinvolte nella comunicazione. Capire una barzelletta, ad esempio, richiede un numero di processi comunicativi basati, appunto, su conoscenze condivise. Senza queste non sarà possibile capire la battuta finale della barzelletta, nel senso che anche se l‘ascoltatore capisce il senso delle singole parole, non ci troverà niente da ridere. Il processo comunicativo si inceppa e non raggiunge lo scopo previsto.
Nonostante venga spesso affermato il contrario, la musica–almeno quella concretamente ascoltata– non è una lingua universale ed I compositori, sino ad un certo periodo della storia, scrivevano seguendo un processo chiaro e definito, basato su modelli conosciuti e condivisi dagli ascoltatori. Ad esempio: solo se si ha un‘aspettativa chiara di come procede e finisce una cadenza si potrà provare l’emozione della sorpresa di una cadenza ad inganno. Senza una comune conoscenza di questi modelli sia i musicisti che gli ascoltatori andranno avanti a fare un dialogo tra sordi.
Anni fa ho tenuto una serie di conferenze dal titolo: MISSING THE POINT. L‘esperienza musicale tra conoscenza, ignoranza e piacere. Questo intervento mirava ad analizzare e mostrare il rapporto tra la conoscenza delle strutture musicali e le emozioni che la musica ci può dare, sempre cercando di andare oltre il livello di banali contrapposizioni come cuore/cervello, sentimento/razionalità o sensazione/comprensione, dimostrando come emozioni e razionalità formino, al contrario, un‘unità indivisibile che sola può portare ad una comunicazione pienamente soddisfacente.
In questo blog pubblicherò una serie di articoli che svilupperanno questa idea, contraddicendo la posizione di chi ritiene che l’analisi possa essere dannosa per l’esperienza estetica, perché, come disse R. Feynman „ [knowledge] only adds. I don’t understand how it subtracts.”